Che poi guardarsi dentro non è così
difficile. Basta sedersi un attimo, magari davanti ad un tramonto.
Chiudere gli occhi e lasciare che il vento sfiori le nostre labbra
come una dolce carezza. Sentire la luce del sole che, debole, tocca
le nostre palpebre e riconoscersi. Sì, riconoscersi. Lasciare che i
nostri pensieri sfocino violenti come un fiume nell'oceano.
Ammettersi ed accettare che il primo pensiero, quello che emerge con
forza fra gli altri, forse è quello giusto. Ascoltarsi quando si
cammina per strada, con la musica fra le orecchie immaginando baci,
carezze, emozioni. Ecco, forse, sono proprio quelle emozioni che
dobbiamo ascoltare. Quelle che sbocciano nei momenti più impensati,
ci travolgono mentre addentiamo una nocciola o un pezzo di crostata
alle fragole. Quelle che ci lambiscono le gambe mentre corriamo sul
tapis roulant, oppure quelle che ci sorprendono quando, in un filone
di vetrine, ne incontriamo una che espone migliaia di cioccolatini
gianduiotti. Li vediamo lì, riposti uno sopra l'altro; qualcuno
impacchettato d'oro, qualcun altro racchiuso in un comodo cofanetto.
Ecco l'immagine, quella che si riflette sulla vetrina, quella che ti
sorprende quando sei distratto o forse, non distratto, ma
semplicemente, te stesso. Quella carezza che sfiora la
schiena, che solletica i piedi, nel cuore della notte, dove tutto è
silenzio ed il tuo cuore parla. Ti racconta. Ti racconta di mani, di
profumi, di brividi. Ti racconta che se quando vedi una vetrina piena
di gianduiotti pensi a lui, forse è perchè lui è lì. È lì e fa
parte di te. Fa parte di te come la musica che ascolti sotto i
portici, quando per strada piove, come la nocciola che addenti di
sera, quando nessuno ti vede, come la crostata alle fragole che
scrocchia fra i denti e sa di quando eri piccola.
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